Ieri ho visto l'anteprima di Caligola di Salvatore della Villa.
Questo il mio commento.
"Ma non sono pazzo e posso dire perfino di non essere mai stato così ragionevole come ora. Semplicemente mi sono sentito all'improvviso un bisogno di impossibile. Le cose così come sono non mi sembrano soddisfacenti. [...] È vero, ma non lo sapevo prima. Adesso lo so. Questo mondo così com'è fatto non è sopportabile. Ho bisogno della luna, o della felicità o dell'immortalità, di qualcosa che sia demente forse, ma che non sia di questo mondo."
Caligola fu un mostro, assetato di potere.
Ma anche un uomo, forse il più uomo tra tutti i suoi sudditi.
Il cuore trafitto per la morte della sua amata Drusilla lo fece impazzire.
Salvatore Della Villa e la sua compagnia mettono in scena il personaggio di Caligola, tratto dal capolavoro di Albert Camus.
Nello sfarzo e nello scempio etico e morale della politica nostrana, l'attore, in veste anche di regista, sviluppa l'opera adattandola nella nostra epoca e incastrandola perfettamente.
Il racconto di un uomo folle ma profondamente umano.
"Non lasciarmi, Drusilla. Ho paura. Ho paura dell'immensa solitudine dei mostri. Non andartene."
Carico di simbolismo, di passione e di inquietante vicinanza con i più recenti dittatori, Caligola respira di una forza drammatica potente e vigorosa, tragica e distruttiva.
Si spoglia e si veste di simboli l'imperatore romano, di casacche, di camice e di divise.
Il regista attore costruisce il personaggio con un abilità corporale, una profonda consapevolezza della scena.
E agita il corpo, provoca e si dimostra a suo agio in un sesso volgare e violento.
Della Villa dirige e prende possesso della scena, senza mai strafare o gigioneggiare per ego, lasciando così spazio ai suoi co - protagonisti.
Gli attori vestiti dei panni moderni, creano le antitesi della mostruosità della follia e dell'inganno.
Della paura e del coraggio.
Il tutto racchiuso in una direzione del palcoscenico con effetti sonori roboanti, fumi e due bellissime trovate meta teatrali.
Che imbastiscono un'atmosfera mesta e ansiosa fino la fine.
Un finale tristemente già scritto fin dall'inizio.
Il finale inarrestabilmente funesto per chi gioca con la libertà degli uomini.
Appuntamento a quest'estate!
marco de mitri ®
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