mercoledì 4 giugno 2014

Lui è tornato [Recensione]

"Lui è tornato" tuona il titolo sullo sfondo bianco della copertina del libro. 
La posizione delle lettere è poco sotto un ciuffo di capelli emo ad insinuare l'immagine dei baffi. 
È il volto di Adolf Hitler quello richiamato.
Perché “Er ist wieder da” è il romanzo d’esordio di Timur Vermes, diventato un best seller nel 2012, che, con un approccio stilistico e narrativo pop, cerca di superare il tabù tedesco: è possibile ridere del führer?



La storia inizia quando Adolf si risveglia in un campo d’erba dove dei bambini giocano a pallone e spaesato chiede cosa è accaduto.
È il 2011 e scopre con sgomento di essersi salvato dalla seconda guerra mondiale e di poter rivivere una nuova epoca. 
Integerrimo dall'inizio alla fine, gridando forte il suo nome e continuando la battaglia per la Germania, attira le attenzioni di un giornalaio.
Che impietosito della sua situazione, gli consente di dormire in edicola. Fino a quando altre persone lo incontrano, tra cui Sensenbrink che trova la geniale idea di concedergli uno spazio televisivo. 
Da quel momento in poi per l'ex führer inizia una nuova vita.
Da comico. 

Nell'era dell'eccesso, del voyeurismo e del cinismo alternativo l'idea di scrivere un libro impersonando Adolf Hitler non è poi così estrema. De Sade, per quanto sempre attuale, ha ormai ceduto la frusta a youporn per dettare nuove linee di depravazione.
Ma in una realtà digitalizzata e nella quale attraverso i social network si può dire tutto e il contrario di tutto e non ci si stupisce più di nulla: quale terreno più fertile per riproporre Adolf Hitler?
Ed è chiaro l’ammonimento sul relativismo delle opinioni il quale non fissando alcun concetto chiave per l'interpretazione del bene e del male può giungere ad estreme conseguenze: la riabilitazione del führer, in questo caso.

L’autore ne è consapevole e con un sapiente uso di escamotage narrativi cari alla comicità pirandelliana, costruisce la finzione del cosa potrebbe accadere se ritornasse e come utilizzerebbe la ipervelocità e la bulimia della nuova comunicazione di massa.
Adolf Hitler è dunque il protagonista e il lettore si immedesima nel suo personaggio e cresce insieme le vicende narrata. L’effetto è vertiginoso e stordente perché difficilmente ci si trova a proprio nei panni di un genocida.
Ma "Lui è tornato" è anche un romanzo che non funziona come dovrebbe.
Per renderlo commercialmente appetibile e per non screditare la sua professionalità l’autore edulcora la cattiveria potenziale dell’opera.
Nessuno potrà mai dire cosa pensasse il dittatore tedesco, quale fossero i suoi pensieri, ma nel rapporto con ciò che ha commesso appare debole e limitato nella caratterizzazione perché fin troppo buono.  

Come conseguenza il racconto assume tratti cartooneschi e sembra di vedere una puntata dei Simpsons.
Ma non di South Park perché è già fin troppo cattivo. 

marcodemitri®

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