venerdì 16 maggio 2014

Godzilla 2014 [Recensione]

In fin dei conti di Godzilla mi è dispiaciuto.
Un mostro alto sessanta metri che, a causa di pregiudizi, è costretto a nascondersi sott'acqua per centinaia di anni e a riemergere solo per aiutare l'uomo a combattere uccelli in calore creati da lui stesso.
È un po' l'iperbole dell'immigrato che giunge in Italia con un barcone e deve combattere contro tutti e tutto per difendere i suoi diritti e aiutare lo stesso Paese a crescere.
Ma questo è un altro discorso.



La storia del mostro con manie distruttive nasce in USA, circa nel '52, con il film "Il risveglio del Dinosauro", ispirato ad un racconto di Bradbury tra l'altro.
Inizialmente si trattava di un varano ibernato nel Polo Nord che si risveglia per una bomba atomica e decide di distruggere New York. Sì, sempre New York.
Ray Harryhausen, il leggendario mago degli effetti speciali scomparso nel 2013, riuscì a rendere spaventoso in stop - motion (per chi non avesse presente questa tecnica rimando alla visione di Fantaghirò) questo pupazzo dalla pelle dura e dal lancio della fiamma di radiazioni.
Successivamente i giapponesi colsero l'idea e nel '54 lo trasformarono in Gojira, un kaiju (un mostro), gigantesco di una cattiveria inaudita.
Invece di New York scelsero Tokyo e ci infilarono tanto anti americanismo.
Divenne presto il simbolo della denuncia giapponese agli orrori compiuti dagli americani a Hiroshima e Nagasaki tanto che fu trasformato in un difensore della stessa terra nipponica.
Il franchising di una delle figure più celebri del cinema fantascientifico fu, così, avviato e il lucertole entrò, a pieno titolo, nell'immaginario collettivo come il re dei mostri.

Nel 1998 Emmerich riprese in mano il personaggio per girare un remake del primo americano, quello del '52. Ma non riuscì a trasmettere la tragicità (perdonatemi) del nostro caro Godzilla. Si trattava di una scusa per distruggere, nuovamente, la Grande Mela da parte di un (bellissimo) dinosauro svegliato bruscamente dal sonno.

Oggi, a distanza di quindici anni, e sessanta dall'originale, esce il remake del film giapponese contestualizzato ai giorni nostri e forse anche il migliore mai dedicato.
Ora, in questo genere di film il primo dato fondamentale, inscindibile per la riuscita, sono gli effetti speciali e il ritmo. Da questo deriva un fatto importante per gustarselo: la semplicità della visione.
Non si può storcere il naso adducendo come scusa la mancanza di verosimiglianza. Si partirebbe da un presupposto sbagliato: sei seduto a vedere la foga di un dinosauro mutato geneticamente e a meno che tu non sia un complottista, non puoi pretendere molto realismo.
Messo in chiaro questo, una premessa da non sottovalutare, possiamo discutere di un altro fattore: la verosimiglianza dell'inverosimiglianza.
So che potrebbe sembrare una follia ma bisogna capire che quando si vede un film del genere ci deve essere una struttura emotiva e tecnica da non permetterti di stare lì, solo seduto, ad osservare passivamente lo spettacolo. È una regola non scritta dei film d'azione.
Il compito del regista è, infatti, quello di trasmettere l'emotività dell'azione.
Ed a questo punto che scende in gioco il ritmo.
Ed è qui che il film è ben fatto.
Anche per gli stessi attori sembra essere una corsa a staffetta dove la storia scorre tra i caratteristi principali.
Attraverso una ottima resa delle emozioni dei protagonisti e ad una scelta non esagerata della simbologia oltre che degli effetti speciali, l'opera è avvincente e coinvolge lo spettatore nella visione.
Vi troverete nel finale a battere la mani, ad esempio e credetemi: non è una cosa da tutti.
L'esordiente Gareth Edward primeggia l'uso di immagini suggestive e dettagli, quasi insignificanti, vedrete inquadrati principalmente bambini e animali, per comunicare meglio la devastazione psicologia e fisica dell'essere.
Non è solo l'elemento "Kaboom" a primeggiare, c'è anche il pianto e il respiro affannato dei soldati e dei senza tetto, il suono dei vetri che si infrangono (non ricordo quando è accaduto di sentirli in altri film dello stesso genere) oltre il potente e terribile urlo del mostro e la sua fantastica entrata in scena.
Dispiace solo per alcune scelte di sceneggiatura troppo veloci e un apparente americanismo che poteva essere giustificato meglio.

È dunque un bel film che vale la pena vedere anche solo per gridare "vai GO JI RA ci ha salvato da noi stessi".
Ancora una volta.

marcodemitri®

1 commento:

  1. A me é piaciuto, chi cercava un 'pacific rim' ne rimarrà deluso, ma doveva per forza essere un film strutturato così.
    Df

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