martedì 17 settembre 2013

Contronatura di Massimiliano Parente [Recensione]

Terminata la lettura di un'opera simile devi prenderti del tempo, per rilassarti, tirare un sospiro di sollievo e pensare che l'autore è ancora in vita. Perchè un libro del genere, che non può essere circoscritto alla semplicistica definizione di romanzo e quindi di fantasia, ti strappa le palpebre e ti lascia con l'amaro sentimento del "è proprio vero". È quello che vivi ogni giorno, che pensi, annusi, insulti, defechi e sorridi: è quella condizione umana di lucida follia che chiamiamo realtà. E se c'è qualcuno che sembra aver capito tutto è proprio Massimiliano Parente.



Non ha da dire molto la trama, che narra le vicende di Massimiliano Parente - una versione più introverso dello stesso de L'Inumano - . È un critico d'arte che recensisce alluci per una sua rubrica "le allucinate". Ammaliato da una donna del mondo dello spettacolo, Nike Porcella, la segue ovunque. Nelle sue riflessioni, sensazionalistiche e moraliste, emerge il substrato perverso e osceno di quel mondo, come lava in una colata distruttiva. La narrazione tra un capitolo e l'altro è intervallata dalle lettere di una ammiratrice, apparentemente ossessionata del protagonista, in un vortice di follia e depravazione. Nel finale, poi, una rivelazione scioccante.
Potrei trascorrere il tempo a riportare le citazioni degne di attenzione ma sarebbe sprecato perché durerebbero tutte le 516 pagine. La scrittura di Parente è urticante, libertaria, di un uomo che osserva la realtà con disincanto ed estrema razionalizzazione. L'autore, scrittore e uomo, gioca, provoca, giudica per essere giudicato. Lancia strali feroci e non da il tempo di rispondere che subito motiva le sue provocazioni. Non lascia scampo a nessuno: animalisti, vegetariani, pacifisti e filo musulmani. E così scrivere una recensione o commentare Contronatura è un lavoro complesso perchè richiede una freddezza espositiva e un disincanto dalla miriade di frasi ad effetto che l'autore intesse. Non si capisce quale sia la sottile linea che separa l'uomo Parente dallo scrittore Parente. Nessuna, forse, come un altro suo libro. Anche se a me pare più un'esperienza da sollevamento del velo di Maya, scoprendo la realtà e le bugie che si celano dietro le persone chiamate uomini e donne. Come mi era già successo leggendo L'Inumano, ho avuto una epifania. Ma mentre nel primo lo scrittore si dedica maggiormente ad un versione della sua realtà, più elegante, in Contronatura le parole sono riversate armonicamente in una caduta. È sentire l'adrenalina rilasciata dalle ghiandole surrenali entrarti in circolo e velocizzare il battito cardiaco.
Non hai speranze di salvarti. Sei già finito. E distrutto. E morto. E annientato nel vuoto cosmico della letteratura.
È straordinario anche il tempo del racconto. Non abbiamo alcuna certezza sul tempo, quello che si intuisce è che si tratta di un futuro. Non poi così lontano. La televisione domina le nostre vite, decidendo quali emozioni provare e come comportarci. Siamo schiavi di una grande struttura mediatica che vive delle nostre vite. E noi la lasciamo fare. Il protagonista è l'unico che pare illuminarci sulla condizione di soggezione. L'ateismo estremo e il sesso sfrenato, osceno e disgustoso si incrociano in un turbinio di parole in riga che esplodono. Si legge di tutto, dal sesso con minori ad un capitolo, splendido, sulla coprofagia; dalla descrizione, l'incipit, del peccato di gola ad una visione sublime sul tempo. Per concludere, poi, con un rigetto della procreazione, tema caro all'autore. E a leggere "più si invecchia più si rimpiange il passato che è davanti. Nel futuro di ogni uomo ci sono i giorni già vissuti, non quelli a venire, perchè il tempo è al contrario. L'infanzia è l'origine e la fine, ciò che non avremo mai più e non abbiamo mai avuto. Al termine della vita resta il ricordo id un bambino felice perchè ancora non sapeva, un bambino che credeva di esistere" o una delle mie preferite 'La felicità non é sapere ma poter continuare a ignorare beatamente. Considerare l'amore come una cosa seria é confondere la casualità con la causalità. Ci si innamora perché ci si vuole innamorare, perchè si ha bisogno di sentire l'amore sentendo, prima ancora dell'oggetto amato, ció che noi stessi vi proiettiamo dentro, e subito dopo poter scampare alla morte dicendo per sempre' si resta li a leggerle e rileggere, per ore, e riflettere su cosa possa significare nella tua vita.

Se, dunque, la la materia biologica è destinata alla dissoluzione, ogni immortalità anche dell'opera è puramente illusoria.
Da venerare, quasi.
Compratelo.

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