domenica 30 giugno 2013

L'inumano - Massimiliano Parente [Recensione]



Mi sono rotto il cazzo della narrativa italiana, colma dei vari Paolo Giordano, Fabio Volo e Antonio Scurati in espressione sghignazzante mentre ti infilano un dildo su per il culo ad ogni copia venduta. 
Finalmente, e ad essere sincero per caso, ho scoperto un autore cattivo, culturalmente stimolante e che non se ne frega nulla di mandare a fanculo il lettore, che se lo merita in molti casi. 
Con Massimiliano Parente è stato subito amore. 
Anzi: roughsex.

Ho divorato l'Inumano in due giorni leggendo dove mi capitasse e ora che l'ho terminato, credetemi, sto recuperando tutto quello che ha scritto. 
Perchè un autore come lui non lo si può lasciar sfuggire, no, non si può. 

Dissacrante, crudele, spietato, manda a quel paese decenni di letteratura italiana del Risorgimento additando l'aggettivo di "brutta" al libro Cuore di De Amicis, e percorre il cammino nelle 276 pagine del romanzo vomitando i suoi pensieri in una cornice iper realistica.
Una visione la sua che non è altro che la nostra senza alcun velo di Maya davanti agli occhi, distrugge, scompone, defeca.
Una distorsione della realtà dove Hitler avrebbe potuto compiere un capolavoro d'arte estendendo il suo raggio d'azione all'umanità intera. 

L'Inumano è il collage dei nostri pensieri che non abbiamo mai avuto il coraggio di dire e che diventa una raccolta di sensi di colpo. A metà strada tra Bret Easton Ellis senza la realtà metropolitana e con la freddezza esplosiva di Palahniuk, il libro è il completamento della trasformazione in artificialità della natura tanto odiata ma che, per il maledetto politicamente corretto, non abbiamo il coraggio di ripudiare. 


Liberatevi dei falsi preconcetti del becero ben pensare italiano e quindi leggete l'Inumano. 

marcodemitri®

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